sabato 30 dicembre 2017

La Germania lo ha stabilito per sentenza: i sessi sono tre

Per i tedeschi, d'ora in poi, i sessi non saranno più due, maschio e femmina, ma tre. Entro il 2018, infatti, in Germania all’anagrafe si potrà essere registrati come “inter” o “divers”: si introdurrà cioè un terzo sesso nel quale potranno riconoscersi le persone intersex, quelle cioè che alla nascita hanno caratteristiche “che non possono essere attribuite alle tipiche definizioni di maschile o femminile” (secondo la definizione dell’Alto rappresentante Onu per i diritti umani). Ma di che si tratta, realmente?
Nella discutibilissima sentenza della Corte Costituzionale tedesca l’argomento è il seguente: “L’assegnazione a un sesso è di primaria importanza per l’identità individuale; tipicamente, gioca un ruolo-chiave sia nell’immagine che una persona ha di se stessa sia nel modo in cui la persona interessata è percepita dagli altri. L’identità sessuale di quelle persone che non sono né maschi né femmine è protetta”. In altre parole, secondo la Corte Costituzionale tedesca esiste un terzo sesso che va riconosciuto, proprio per proteggere l’identità sessuale delle persone che vi appartengono. Ed è il sesso dell’indeterminatezza sessuale, che avrebbe lo stesso peso e la stessa legittimità degli altri due.
Ma esiste veramente un terzo sesso? Il nostro Comitato nazionale per la bioetica ha affrontato l’argomento in un parere del 25 febbraio 2010, con un titolo che dà la chiave di lettura della vicenda: “I disturbi della differenziazione sessuale nei minori: aspetti bioetici”.  Nel parere, approvato all’unanimità, si parte con la definizione, che recita: “Con la dizione “disturbi della differenziazione sessuale” (d’ora in poi DDS), si indica uno sviluppo disarmonico delle diverse componenti del sesso biologico che può condizionare anche la strutturazione dell’identità sessuale e l’assunzione del ruolo di genere. Si parla anche di ambiguità sessuale o di intersessualità”.
Non si tratta quindi di un fantomatico “terzo sesso”: le persone “intersex” soffrono di disturbi della differenziazione sessuale che hanno una loro classificazione e i relativi quadri clinici. Il nostro Comitato si è trovato unanime nel riconoscere come interesse preminente del bambino di essere cresciuto come maschio o come femmina. Inoltre auspicava che “nei casi di ambiguità genitale assoluta (quando alla nascita manchino dati obiettivi), sia opportuna una assegnazione sessuale condivisa tra i genitori e i medici e una conseguente educazione in senso maschile o femminile, con il necessario sostegno psicologico e con particolare attenzione all’eventuale emergere di una identità sessuale diversa da quella inizialmente assegnata”.

La sentenza tedesca va in direzione esattamente opposta, pienamente coerente con la deriva gender che in questi anni ha cercato in ogni modo di annientare ogni espressione della differenza sessuale, e lo ha fatto nel modo più “creativo” possibile, cioè, anziché ridurre i due sessi a uno solo, se ne è inventato di sana pianta un terzo. L’importante è negare il dato naturale, il dualismo maschio/femmina. Sul resto, la corte tedesca deve aver pensato che “melius abundare quam deficere”.  Sarà interessante a questo punto vedere se e come il parlamento applicherà la sentenza. La referente per l'Istituto tedesco dei diritti umani, Petra Follmar-Otto, propone di non scrivere il sesso alla nascita ma "di lasciare che sia il bambino dopo i 14 anni d'età a decidere sul suo sesso", mentre il Comitato etico tedesco ha consigliato di lasciare nella registrazione la dicitura "altro".
Ma ancora più interessante (e curioso) sarà vedere quando si cominceranno a trarre le ovvie conclusioni di questa sentenza. Perché se esiste un terzo sesso, anche a questo andranno per forza di cose estesi gli stessi diritti civili previsti per gli altri due, in particolare la possibilità di modificare il sesso assegnato all’anagrafe, sia in senso “transessuale” che in senso “transgender”. In altre parole: se una persona nata uomo crescendo si percepisce donna, e  può scegliere se e fino a che punto modificare il suo corpo, dagli organi genitali ai caratteri sessuali secondari, e può scegliere anche se cambiare nome e sesso anagrafico, allora tutto questo va per forza di cose esteso al terzo sesso, per evitare discriminazioni.  Cioè se una persona alla nascita viene riconosciuta come uomo o come donna, ma crescendo si percepisce del terzo sesso,cioè indeterminato, che si fa? Si vorrà negare il "diritto" a cambiare sesso? Si vorrà discriminare?



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