sabato 29 luglio 2017

Una chiesa è ancora un luogo sacro? I preti che ne pensano? La Bonino, e altrove un piccolo episodio…

Un lettore di Stilum Curiae ci ha mandato una serie di fotografie e una piccola storia. Una compagnia probabilmente amatoriale di teatro-danza organizza con l’appoggio del comune e evidentemente dei responsabili di Chiesa uno spettacolo che ha come palcoscenico il sagrato di una chiesa in provincia di Parma. Il problema è che come backstage viene usata la chiesa stessa; con tutta la libertà che un backstage comporta: comprese ragazze in slip e reggiseno.
È un episodio minimo, rispetto ad altri – come far parlare dal presbiterio di una chiesa Emma Bonino, probabilmente la più nota abortista del Paese, convinta adesso dell’aborto come lo era mezzo secolo fa – e probabilmente vissuto con innocenza e ingenuità. Ma, secondo il nostro modesto parere, mette in luce un problema: quale sensibilità esiste nel clero, o in una gran parte di esso verso la sacralità del luogo in cui si svolge ogni giorno, o almeno ogni domenica il sacrificio eucaristico? Una chiesa è solo uno spazio polifunzionale, da utilizzare per ogni scopo, dai concerti in giù? Nei seminari che cosa viene insegnato ai futuri preti, sotto questo aspetto? Un luogo consacrato è realmente vissuto come tale da molti preti? Credo che siano domande non marginali, e che attengono in maniera diretta alla banalizzazione e al degrado della fede nel nostro Paese.
Ecco alcuni brani della lettera del lettore, che ringraziamo di cuore per questa informazione :
“Le immagini (tratte da Facebook e nella qualità possibile) si riferiscono al “dietro le quinte” di uno spettacolo presentato da una compagnia teatrale – amatoriale ritengo – chiamata “Tuttoattaccato”…
Lo spettacolo, tuttavia, ha avuto quale palcoscenico il sagrato della chiesa parrocchiale di Sant’Antonino e la stessa chiesa è stata ritenuta “spazio adatto” per le necessità di trucco e preparazione degli artisti: le immagini che sono allegate lo documentano bene…
Inutile, mi pare, andare ad indagare circa la presenza del Santissimo Sacramento: il problema attiene alla sacralità del luogo e impone serie domande circa la concezione che taluni possono avere di tale sacralità (e qui mi fermo stante l’ampiezza che tale discorso potrebbe sviluppare) e amare e tristi prese d’atto da parte di chi percepisce ed ha un po’ più chiara tale sacralità.
E dico questo anche solamente considerando che, a fianco della facciata della chiesa, c’è l’ingresso agli spazi ed ai locali dell’oratorio, della canonica e dell’asilo parrocchiale e che, pertanto, potevano essere utilizzati come camerino.
Per inciso, in due immagini, si nota, in fondo, in penombra, ben esposta la statua della Beata Vergine del Carmine, patrona di Borgo val di Taro”.

(Fonte: Marco Tosatti, Stilum curiae, 29 luglio 2017)


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