venerdì 17 marzo 2017

Antiebraismo cattolico e papale. L’allarme del rabbino Laras

“Israele, popolo di un Dio geloso. Coerenze e ambiguità di una religione elitaria”. Già da questo titolo di convegno tira un’aria niente affatto amichevole per gli ebrei e l’ebraismo.
Ma se si va a leggere il testo di presentazione si trova anche di peggio: “Il pensarsi come popolo appartenente in modo elitario a una divinità unica ha determinato un senso di superiorità della propria religione”. Da cui “intolleranze”, “fondamentalismi”, “assolutismi” non solo verso gli altri popoli ma anche autodistruttivi, poiché “ci sarà da chiedersi in che misura la gelosia divina incenerisca o meno la libertà di scelta dell’eletto”.
Eppure questi sono il titolo e la presentazione di un convegno che l’Associazione Biblica Italiana ha messo in agenda dall’11 al 16 settembre a Venezia.
Gli statuti dell’ABI sono approvati dalla conferenza episcopale italiana e di essa fanno parte circa 800 professori e studiosi delle Sacre Scritture, cattolici e non. Tra i relatori del convegno di settembre figura il numero uno dei biblisti della Pontificia Università Gregoriana, il gesuita belga Jean-Louis Ska, specialista del Pentateuco, cioè in ebraico la Torah, i primi cinque libri della Bibbia. Non vi è stato chiamato a parlare, invece, nessuno studioso ebreo.
I rabbini però non potevano stare zitti. E si sono fatti vivi con una lettera all’ABI firmata da uno dei loro esponenti più autorevoli, Giuseppe Laras, di cui ha dato notizia per primo Giulio Meotti su “Il Foglio“ del 10 marzo.
Un ampio estratto della lettera è riprodotto più sotto. Ma prima sono utili un paio di avvertenze.
Quando il rabbino Laras scrive di un “marcionismo“ che oggi affiora sempre più insistente, fa riferimento alla corrente che dal teologo greco del II secolo Marcione fino ai giorni nostri contrappone il Dio geloso, legalista, guerriero dell’Antico Testamento al Dio buono, misericordioso, pacifico del Nuovo Testamento, e quindi, di conseguenza, gli ebrei seguaci del primo ai cristiani seguaci del secondo.
Non solo. Laras – di cui è vivo il ricordo dei dialoghi con il cardinale Carlo Maria Martini – fa cenno a papa Francesco come a uno che perpetua questa contrapposizione.
E in effetti, non è la prima volta che autorevoli esponenti dell’ebraismo italiano – come il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – rimproverano a Francesco l’uso distorto della qualifica di “fariseo” oppure del paragone con Mosè per gettare discredito sui suoi avversari.
È ciò che Francesco fece, ad esempio, nel discorso conclusivo del sinodo dei vescovi, quando si scagliò contro “i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili”. Incurante di contraddirsi, perché una novità che questo papa vuole introdurre nella prassi della Chiesa è il ripristino del divorzio, consentito proprio da Mosè e proibito invece da Gesù.
Ma lasciamo la parola al rabbino Laras.

Cari amici. […] Ho letto, assieme a stimati colleghi Rabbini e al Prof. David Meghnagi, assessore alla cultura dell’UCEI [Unione delle Comunità Ebraiche Italiane], il programma ragionato del convegno ABI [Associazione Biblica Italiana] previsto per settembre 2017.
Sono, ed è un eufemismo, molto indignato e amareggiato! […]
Certamente – indipendentemente da tutto, ivi incluse le possibili future scuse, ripensamenti e ritrattazioni – emergono lampanti alcuni dati inquietanti, che molti di noi avvertono nell’aria da non poco tempo e su cui vi dovrebbe essere da parte cattolica profonda introspezione:
1. un sentore carsico – con questo testo ora un po’ più manifesto – di risentimento, insofferenza e fastidio da parte cristiana nei confronti dell’ebraismo;
2. una sfiducia sostanziale nella Bibbia e un ridimensionamento conseguente delle radici bibliche ebraiche del cristianesimo;
3. un “marcionismo” più o meno latente ora presentato in forma pseudo-scientifica, insistente oggi sull’etica e sulla politica;
4. un abbraccio con l’islam che è tanto più forte quanto più si è critici da parte cristiana verso l’ebraismo, inclusa ora perfino la Bibbia e la teologia biblica;
5. la ripresa della vecchia polarizzazione tra la morale e la teologia della Bibbia ebraica e del fariseismo, e Gesù di Nazaret e i Vangeli.
So benissimo che i documenti ufficiali della Chiesa cattolica avrebbero raggiunto dei punti di non-ritorno. Peccato che vengano contraddetti quotidianamente dalle omelie del pontefice, che impiega esattamente la vecchia, inveterata struttura e sue espressioni, dissolvendo i contenuti dei documenti suddetti.
Si pensi solo alla “legge del taglione” recentemente evocata dal papa con faciloneria e travisata, in cui invece, tramite essa, interpretandola da millenni, anche all’epoca di Gesù, l’ebraismo alla ritorsione sostituisce invece il risarcimento, facendo pagare al colpevole quello che si definirebbe modernamente il lucro cessante, il danno permanente e anche quello psicologico. E tutto questo molti secoli prima che la civilissima Europa (cristiana?) affrontasse questi temi. Forse che l’argomento della cosiddetta “legge del taglione” non sia stato nei secoli un cavallo di battaglia dell’antiebraismo da parte cristiana, con una sua ben precisa storia?
Osservo con dispiacere e preoccupazione sommi che questo programma ABI è in sostanza la sconfitta dei presupposti e dei contenuti del dialogo ebraico-cristiano, ridotto ahimè da tempo a fuffa e aria fritta.
Personalmente registro con dolore che uomini come [Carlo Maria] Martini e il loro magistero in relazione a Israele in seno alla Chiesa cattolica siano stati evidentemente una meteora non recepita, checché tanto se ne dica.
Infine addolora (e molto!) che chi solleva obiezioni, perplessità, preoccupazioni e indignazione circa programmi e titoli siffatti (o solo anche proposti) debbano essere sempre degli ebrei, ridotti all’ingrato e sgradevolissimo compito di dover fare da “poliziotti del dialogo”, e non invece in primo luogo da voci cristiane autorevoli che da subito e ben prima si siano imposte con un fiero e franco “no”.
Un cordiale shalom, Rav Prof. Giuseppe Laras

Alla lettera del rabbino Laras all’ABI sono annesse delle “considerazioni” che sottopongono a critica serrata vari passaggi del programma del convegno.
E queste che seguono sono le conclusioni.
Sia che la cosa dovesse rispondere a una strategia ben delineata sia che si tratti dell’attuazione di pensieri volatili che si moltiplicano nell’aere, ci troviamo di fronte a una potenziale venefica saldatura tra due antisemitismi rinnovantisi, promossa dalla Chiesa cattolica o da sue parti rilevanti:
1. la causa dell’instabilità del Medio Oriente e dunque del mondo sarebbe Israele (colpa politica);
2. la causa remota del fondamentalismo e dell’assolutismo dei monoteismi sarebbe la Torah, con ricadute persino sul povero islam (colpa archetipica, simbolica, etica e religiosa).
Ergo siamo esecrabili, abbandonabili e sacrificabili. Questo permetterebbe un’ipotesi di pacificazione tra cristianesimo e islam e l’individuazione del comune problema, ossia noi. E stavolta si trova un patrigno nobile nella Bibbia e un araldo proprio nei biblisti.
Questa strategia, […] mescolata a vellutato ateismo, sembrerebbe essere coerente con la diffusa comprensione attuale di Gesù di Nazaret:
– non parlano più da tempo del “Gesù della fede cristiana” (ossia Trinità, doppia natura, ecc.), perché lontanissimo dalla sensibilità odierna;
– evitano di parlare del Gesù storico (Martini e Ratzinger per vie diverse, non recepiti entrambi), perché dovrebbero parlare inevitabilmente del Gesù ebreo e questo oggi in termini politici è per loro problematico;
– parlano di Gesù come di un “maestro di morale”, ovviamente in polemica con gli ebrei del tempo e la loro morale: “marcionismo etico” (e la riduzione della fede a etica è appunto una forma di ateismo).

Il 10 marzo l’ABI ha tolto dal proprio sito ufficiale il testo di presentazione del convegno, il cui programma resta comunque confermato.

(Fonte: Sandro Magister, Settimo Cielo, 13 marzo 2017)



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